Trezzo sull’Adda è una cittadina situata tra Milano e Bergamo e ospita un locale, il Live Club (http://www.liveclub.it/), che negli ultimi anni è stato capace di attrarre interessanti nomi del panorama musicale italiano ed internazionale. Il posto è carino, facilmente raggiungibile, dispone di un ampio parcheggio e vanta una buona acustica; si inserisce bene nel circuito dei piccoli club, sullo stile del mitico Rolling Stone, ormai chiuso, e dell’Alcatraz di Milano.
In questa location, nel corso di una freddina serata infrasettimanale di fine febbraio, si esibisce Steve Harris, uno dei più celebrati e talentuosi musicisti del mondo, fondatore e leader di una delle più famose band di heavy metal del globo, gli Iron Maiden. Il progetto solista di Steve, denominato British Lion (http://www.steveharrisbritishlion.com/), vede la partecipazione di un pugno di amici: Richard Taylor alla voce, Grahame Leslie e David Hawkins alle chitarre, Simon Dawson alla batteria, oltre ovviamente ad Harris al fedele basso.
Per la prima volta da quando ha fondato gli Iron Maiden nel lontano 1975, Steve distoglie il proprio talento compositivo dalla creatura maideniana e si dedica alla stesura di British Lion, un’opera di solido rock che vede la luce nel settembre 2012. Non mi ha sorpreso più di tanto che dopo decadi di successi mondiali conquistati con gli album degli Irons, Steve abbia deciso di uscire dai canoni musicali e stilistici di questi ultimi, per cimentarsi in sonorità differenti. Ciò che invece mi ha stupito è stato l’annuncio di un tour europeo nel circuito dei piccoli club: cosa spinge il 57enne bassista metal più acclamato del pianeta, uno tra i musicisti più ricchi della terra (i Maiden sono ormai una macchina da soldi infallibile), abituato ad esibirsi nelle arene e negli stadi mondiali davanti a migliaia di fans, scarrozzato da un continente all’altro a bordo di un Boeing 757-200 personale pilotato dal suo cantante… ad imbarcarsi in un tour di 14 Paesi su di un bus come una qualsiasi piccola band emergente?? Chi glielo fa fare di esibirsi in piccoli locali di periferia davanti a poche centinaia di spettatori, dormire in una cuccetta, lavarsi dove capita, mangiare quel c’è, macinare centinaia di km ogni giorno e certo non guadagnare palate di sterline??
Il concerto di Trezzo mi ha dato la risposta: Stephen Percy Harris da Leytonstone, Londra, è un musicista a tutto tondo, uno che guarda in faccia le sfide, che ama la Musica e la vive con passione, determinazione e coraggio. Vederlo da vicino sul palco di un piccolo club, dimenarsi e cantare ogni parola delle sue canzoni, percorrere mille volte le assi di quel minuscolo stage, scuotere la folta chioma, incitare il pubblico e far galoppare le note del suo formidabile basso… beh, ti fa capire che quell’uomo è un grande, uno che ci crede, uno che incarna e sprigiona passione pura per la musica suonata dal vivo.
Quando c’è passione, le vibrazioni positive si propagano tra la gente del pubblico e si crea un circolo virtuoso di entusiasmo e partecipazione tra musicisti e spettatori: a Trezzo è nata questa alchimia e le canzoni si sono susseguite in un crescendo di energia pura. L’album in cd o mp3 si fa ascoltare, è gradevole, orecchiabile, seppure a mio parere non rappresenti un capolavoro della discografia rock-metal. Ma dal vivo le stesse canzoni acquisiscono una carica formidabile, l’adrenalina scorre ed è impossibile restare indifferenti di fronte ad una performance così convincente dei cinque British Lions.
Tra i pezzi di maggior coinvolgimento cito “The Chosen Ones”, “Us against the World”, “Judas”, l’inedita “Father Lucifer” e la conclusiva “Eyes of the Young”. Nessun titolo degli Iron Maiden, per quelli ci sarà ampio spazio a giugno durante il festival Sonisphere. Ora la scena è tutta di Steve, acclamato dal pubblico, ma quasi restio a stare al centro dell’attenzione e più propenso a condividere la scena con gli altri (peraltro ottimi) elementi del gruppo, senza atteggiamenti da primadonna.
Mi faccio trafiggere dalla mitragliata virtuale del suo basso e penso che quest’uomo ha dato vita a molti, moltissimi dei suoni che rappresentano la colonna sonora della mia vita… no, non sei tu che devi inchinarti davanti agli applausi dei tuoi fans, siamo noi che ci dobbiamo inchinare davanti a te, caro vecchio leone britannico.