No borders for Serj Tankian (Padova, 4 ottobre 2013)

Ci sono dei personaggi che non lasciano indifferenti. Ci sono artisti di fronte ai quali non è possibile far finta di nulla. Ci sono persone che sprigionano un tale carisma da attrarre inevitabilmente l’attenzione di chi vi sta intorno.

Serj Tankian è uno di questi.

Serji Tankian

Serji Tankian

Nasce a Beirut in Libano da genitori di etnia armena, si trasferisce a 5 anni con la famiglia a Los Angeles negli Stati Uniti e qui comincia ad coltivare e a far fiorire il suo talento artistico, diventando un musicista poli-strumentista, un poeta, un pittore, un produttore discografico ed un cantante formidabile. Raggiunge il successo internazionale come la voce del gruppo System of a Down, con cui si diverte ad interpretare la musica metal contaminandola con influenze e stili differenti (folk, alternative, punk, jazz, blues ecc.). I suoi progetti musicali solisti rappresentano l’abbattimento dei confini tra generi musicali grazie ad un estro e ad una creatività che non conosce limiti: la sua voce inconfondibile scivola dall’heavy metal al rock melodico, dall’elettronica al jazz, fino alla musica classica e sinfonica, passando per innumerevoli collaborazioni e progetti con artisti di ispirazione e stili diversi. Il profilo artistico e creativo di Serji è poi elevato da un impegno sociale continuo e concreto: sfrutta la propria notorietà e le proprie capacità comunicative per trasmettere messaggi politici, schierati, fortemente critici nei confronti dei poteri dominanti, dell’establishment politico, economico e religioso. I suoi testi sono corrosivi, ironici, ma anche violenti e infarciti di “scorrettezze politiche” e denunce. Sostiene vari movimenti per l’ambiente, vari progetti sociali e ha a cuore la causa del genocidio perpetrato dalla Turchia nei confronti degli Armeni .

Serj Tankian

Serj Tankian

Solo un personaggio di questo calibro avrebbe potuto accompagnare un vecchio headbanger forgiato nel metal ad apprezzare un concerto di musica classica. A fine agosto ho assistito ad un incendiario spettacolo dei System of a Down a Rho (MI), dove Serj ed i suoi amici non si sono risparmiati nel rovesciare sul pubblico tonnellate di decibel elettrici in quell’unico, sorprendente, poliedrico, inconfondibile stile del gruppo armeno. Circa due mesi dopo invece ho ritrovato Serj a Padova, nell’ambiente ovattato del Gran teatro Geox, circondato dall’Orchestra Filarmonica Italiana: comodamente seduto sotto il palco ho potuto ammirare un’altra sfaccettatura del mondo artistico di Serj Tankian, più intima e delicata, ma altrettanto emozionante. Non avevo mai osservato un’orchestra dal vivo e consiglio l’esperienza: è stato spettacolare vedere come i singoli strumenti e suoni si siano armonizzati tra loro e come, sotto la guida del direttore (in questo caso Alessandro Cadario), abbiano dato vita al tappeto musicale da cui si è elevata la voce calda ed eclettica di Serj.

Serji a Padova con l'Orchestra Filarmonica Italiana

Serj a Padova con l’Orchestra Filarmonica Italiana

Le canzoni di “Elect the Dead” e la nuova sinfonia “Orca Simphony No. 1” hanno rappresentato la colonna sonora di una serata insolita (per due vecchi rockers come me e mia moglie), ma molto gratificante: solo un personaggio geniale e carismatico come Serj Tankian avrebbe potuto unire con il filo rosso della musica di qualità la serata di Rho con quella di Padova e per questo rientra di diritto tra gli artisti che amo e ammiro. Perché la sua musica non è solo business ed intrattenimento, ma anche uno stimolo a pensare, uno spunto su cui ragionare, un momento di riflessione. Come il minuto di silenzio ad occhi chiusi in memoria delle vittime di Lampedusa. Come la poesia “Borders are” che ha recitato tra “Feed Us” e “Sky is Over”…

Borders surround.  Borders bound.  Borders marginalized.  Borders frame.  Borders divide.  Borders kill. Borders are the ultimate man made wall separating and differentiating us beyond our cultures, beyond our beliefs.  Borders are subjective, unnatural lines drawn by humans delineating land, water, and air for partisan collective utilization.  If borders were natural, other animals, in fact all beings would be bound by them.  Indigenous cultures never recognized borders.  Cognizant of the fact that the land owns us and not the other way around.  Borders lead to war, occupation, bigotry, even genocide.  Worst of all, borders are a deceptive yet constant reinforcement of the notion that we are alone.  Separate from each other and all things around us.  The multi-layered borders of our lives stratify separation in its undignified multiple definitions.  There are people dying in Kashmir due to border disputes.  Shots are fired daily between North and South Korea.  The Berlin Wall separated the German people for a half a century.  Israel and Palestine continue to endure conflict over their borders.  Ottoman, modern day Turkey felt they had to carry out genocide to protect their borders.  Their borders, their fucking borders.  Borders represent the foundation of civilization, expansionism, abuse of capitalism, and presumptuous occupation.  Floods don’t recognize borders.  Earthquakes don’t recognize borders.  Diseases, famine, drought, don’t recognize borders.  Why the fuck should we??????

Serj a Padova

Serj a Padova

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girovago e scribacchino
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