I pericoli del Laos

Il Laos è pericoloso.

Non perché ci sia criminalità, probabilmente ho visto tre poliziotti in aeroporto e nulla più.

Piccoli criminali laotiani

Piccoli criminali laotiani

Non perché si possa contrarre qualche malattia paurosa, le zanzare qui danno meno fastidio di quelle tigri assetate che infestano le nostre città anche con la luce del sole.

Zanzare laotiane fanno il bagno nelle cascate

Zanzare laotiane fanno il bagno nelle cascate

Non perché il traffico sia folle come quello indiano e si rischi la vita ad attraversare la strada. No, no, anzi. A Vientiane ho chiesto a Francesco di portarmi a vedere UN semaforo, uno solo. Niente da fare, non ricordava dove fosse ubicato. Ma da qualche parte nella capitale c’è un semaforo.

Traffico inestricabile a Vientiane

Traffico inestricabile a Vientiane

Il Laos è pericoloso per la MENTE.

Perché fa riflettere, sovverte gli schemi mentali, il senso delle cose, gli obiettivi della vita che ci ha insegnato la cultura occidentale, quella in cui siamo cresciuti e che ci ha instillato valori e pensieri. Il Laos e la sua gente vivono in uno spazio temporale sospeso tra passato e futuro, non c’entrano nulla con la modernità, la fretta, la corsa ad accumulare cose, ricchezze, futilità.

E allora, come Terzani, mi chiedo: ma su quale sponda del Mekong c’è la felicità ? In Tailandia, con i suoi ritmi frenetici occidentali, col suo dinamismo esasperato, con il fracasso e le sue luci abbaglianti ? Oppure in Laos, con la sua andatura tranquilla e dolce, con la sua lentezza indifferente, con le sue giornate lunghe e le nottate piene di stelle e di silenzio ?

“Seduto in cima alla collina di Wat Pusi a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan, piccolo e impetuoso, la visione di Siddharta m’è tornata nella mente e m’era parso che quelle acque melmose che si univano e si confondevano fossero davvero come la vita, anche la mia, fatta di tanti flussi; e che il passato, il presente e il futuro non fossero più distinguibili fra loro e fossero tutti lì, in quell’impietoso scorrere.” Tiziano Terzani – Un indovino mi disse

“Seduto in cima alla collina di Wat Pusi a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan, piccolo e impetuoso, la visione di Siddharta m’è tornata nella mente e m’era parso che quelle acque melmose che si univano e si confondevano fossero davvero come la vita, anche la mia, fatta di tanti flussi; e che il passato, il presente e il futuro non fossero più distinguibili fra loro e fossero tutti lì, in quell’impietoso scorrere.”
Tiziano Terzani – Un indovino mi disse

 

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girovago e scribacchino
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