Una bambina del villaggio si accorge dei tatuaggi che spuntano da sotto la camicia. Svicola dallo sguardo della maestra e si avvicina incuriosita, passa il dito sulla pelle e mi guarda con un sorriso stupito.
Le altre bambine arrivano immediatamente, scrutano e sorridono. E poi arrivano i maschietti, osservano, sfiorano, mi guardano e ridono. Dopo 5 minuti sono circondato da un nugolo di bambini: nessuno è più seduto ai banchi consunti della scuola, guardano le mie braccia e ridono. Ridono festanti e mi sorridono allegri.
Questa è la Cambogia, questi sono i bimbi cambogiani: hanno poco o nulla, ma sanno ridere. E io rido con loro, rido, ridiamo tutti insieme fino a farci scendere le lacrime.