Ogni tanto capita di incontrare una persona e di rimanere affascinati dalle sue qualità intellettuali. Persone che aprono bocca ed esprimono pensieri così originali, così ricchi di contenuti, così piacevoli nell’eloquio che rimarresti ad ascoltarle all’infinito.
Venerdì sera 16 maggio 2014, in occasione di una cena organizzata dal tour operator Earth Cultura e Natura (http://www.earthviaggi.it/) dedicata al Perù, ho avuto l’occasione di conoscere Adine Gavazzi, architetto e antropologa, nonché storica dell’architettura precolombiana. Per capire il personaggio, si è presentata tracciando un parallelo tra le origini della sua famiglia e della mia, correndo a ritroso nel tempo fino ad un presunto intreccio tra le due casate risalente al 1400…
Tra una portata e l’altra, Adine ha spiegato l’origine delle pietanze peruviane, evidenziando l’estrema varietà e ricchezza della gastronomia di questo magnifico Paese, derivante da un territorio distribuito in ecosistemi molto vari (la costa, le Ande, la Sierra) e situati ad altitudini differenti. Assaporare del buon cibo è già di per sé un’esperienza gradevole, se poi ti spiegano come il boccone che ti sta deliziando il palato sia il risultato di una selezione, combinazione ed armonizzazione di sapori lunga millenni, inevitabilmente quel boccone diventa ancora più buono.
Il Perù ha regalato al mondo molti prodotti culinari: per esempio la patata, che per le sue proprietà ha consentito a molti europei di sopravvivere durante gli anni difficili delle carestie; oppure il pomodoro, che per molti decenni in Europa è stato considerato una pianta ornamentale, senza che venisse mangiato. Adine ha fatto notare che le civiltà più forti e sicure della propria identità non temono la contaminazione, l’introduzione di elementi culturali esterni, perché sanno che ne trarranno solo un arricchimento e non la perdita delle proprie caratteristiche iniziali. E questo accade anche in campo gastronomico: la cucina peruviana (ma anche indiana, cinese, mediterranea…) non teme di inglobare e far suoi elementi provenienti da altre tradizioni: infatti la fusione porta a sapori ancora più ricchi e originali senza compromettere la matrice originaria. Solo chi ha un’identità culturale fragile teme il diverso, in tutti i campi.
Adine ci ha condotti a scoprire la civiltà peruviana, partendo dall’analisi di una serie di siti archeologici che lei ed il suo team hanno studiato con dedizione e pazienza scientifica. Non avevo mai incontrato un vero archeologo, non vanno in giro con la frusta come Indiana Jones, ma effettuano un lavoro certosino che cerca di sostenere con prove concrete le teorie inizialmente formulate.
E’ affascinante, per esempio, cercare di abbandonare le certezze della geometria euclidea che da secoli caratterizza l’architettura occidentale e la nostra concezione di ordine, per comprendere il sistema architettonico apparentemente casuale dei centri cerimoniali andini: la cattedrale gotica europea viene edificata seguendo rigorose formule geometriche e una volta terminata è pensata per restare così, perfetta ed immutata, all’infinito. Machu Picchu invece si modella su geometrie per noi apparentemente casuali e disordinate, ma che invece seguono una logica visuale ispirata al paesaggio naturale, assemblando le curve delle colline, le forme delle nuvole, i profili delle rocce modellate dal vento.
Adine fa letteralmente disegnare ai suoi studenti e collaboratori le rocce dei muri che compongono i centri cerimoniali precolombiani: l’atto di disegnare a mano ogni singola roccia, ogni singolo incastro di pietre, consente allo studente di immedesimarsi al massimo nel lavoro manuale di coloro che originariamente hanno innalzato l’opera. E così facendo, il team di Adine ha scoperto che Macchu Picchu è un complesso edificato da mani diverse in epoche diverse, con materiali differenti , seguendo una visione ciclica della storia e modelli architettonici ispirati alla natura.
E’ impossibile condensare qui la ricchezza dei temi affrontati da Adine e di riflesso l’immensità di un patrimonio storico-culturale che è nato agli albori della Storia, ha resistito all’impatto provocato dall’arrivo dei “conquistadores” spagnoli e prospera tuttora animato da una visione spirituale praticamente eterna.
Per questo, consiglio di leggere uno dei libri di Adine Galeazzi (in italiano si trova “Ande precolombiane. Forme e storia degli spazi sacri”) e poi………. di effettuare un bel viaggio in Perù !