Ultimamente assisto a concerti rock/metal in cui il pubblico è in gran parte formato da persone più giovani di me.
Non stavolta.
San Siro: luogo magico, scala del calcio e tempio dei più grandi concerti rock italiani.
Venti giugno: data altrettanto magica, solstizio di estate, l’inizio di tutto.
Pearl Jam: il ritorno della band più emozionante dell’ultimo quarto di secolo, capace di scrivere la colonna sonora di un’intera generazione.
E difatti siamo tutti qui, un’intera classe del liceo, migliaia di classi delle superiori, tutta la generazione che ha incenerito l’adolescenza negli anni Novanta, a colpi di rock e chitarre distorte. Non manca nessuno. Vedo il capellone con ormai due peli in testa e la barba brizzolata, scorgo il dottore con la sua nuova compagna, ecco laggiù la più carina della classe con qualche ruga intorno agli occhi, il fighetto in camicia e Ray-Ban che non può perdere l’evento dell’estate anche se ha sempre ascoltato solo i Roxette, il metallaro vecchia scuola con lo stesso giubbino di jeans e le stesse toppe di due decadi fa… ci sono tutti, anche chi non c’è più. E’ un tuffo nel passato, un concerto che in tre ore attraversa le emozioni, le immagini, le esperienze, le gioie ed anche i momenti amari di un’intera vita, quasi da farsi venire le lacrime tanto sono profonde le corde del cuore che Eddie va a toccare. Ricordi quasi sepolti, che la sua voce calda, potente e profonda va ad accarezzare e a risvegliare, come se fossero accaduti ieri.
Grazie Eddie, grazie Pearl Jam: siamo ancora qui, all still alive !