“ Dove ???? … e perché proprio lì ????? ”
Dal momento in cui ho deciso che le Isole Faroe sarebbero state la meta delle vacanze estive 2014, queste due domande mi hanno inseguito fino al giorno della partenza. 18 isole che emergono solitarie dall’Oceano Atlantico non suscitano grande attenzione: sapere che ci sarei andato con tutta la famiglia ha dipinto sui volti dei miei interlocutori i tratti inequivocabili dello stupore e della perplessità.
Dove: le Isole Faroe sono al centro di un ipotetico triangolo i cui vertici si trovano ad ovest in Islanda, ad est in Norvegia e a Sud in Gran Bretagna. Per un amante dei Paesi nordici ed anglofilo di lunga data, questa posizione geografica da sola è bastata per evocare curiosità ed interesse. Ma il perché è nato e poi si è sviluppato il desiderio di visitare questi scogli sparpagliati nel mare risiede…. nella musica.
Esatto, nella musica e precisamente nei Týr: un gruppo musicale originario delle Faroe Islands, artefice di un folk-metal in cui si mescolano saghe vichinghe, cori epici, chitarre taglienti e testi poetici che raccontano di una terra leggendaria nel cuore dell’Atlantico, incontaminata, dominata dalla Natura e dal mare. Insomma, mi sono fatto suggestionare. E la curiosità è cresciuta, si è trasformata in fantasticare e poi in desiderio di partire: raggiunto questo stadio, non c’è nulla da fare, l’istinto del viaggio prende il sopravvento ed eccoci a preparare il bagaglio.

Týr (http://www.tyr.fo/)
Il mio amico indiano Aman dice che quando si lascia una vita e ci si reincarna in un altro essere vivente, rimangono nell’anima delle tracce della vita precedente, delle sensazioni che si spiegano appunto solo con l’aver vissuto una vita prima di quella attuale: dejà-vu, spontanea familiarità o avversione per persone mai viste prima, situazioni inedite in cui ci si trova naturalmente a proprio agio o a disagio…. Non so se la filosofia indiana sia la chiave per spiegarlo, ma scendere dalla scaletta del volo Atlantic Airways e respirare a pieni polmoni l’aria fredda dell’alba faroese mi ha immediatamente suscitato la sensazione familiare di essere arrivato… a casa !
La prima cosa che colpisce atterrando all’aeroporto di Vágar è il silenzio. Il silenzio ti avvolge e ti scaraventa in un’altra dimensione. Sembro esagerato ? Provate il silenzio delle Faroe. All’inizio è un po’ inquietante, perché non ci siamo abituati. Le orecchie fischiano, alla ricerca di suoni familiari: motori nel traffico, pneumatici che masticano asfalto, clacson che abbaiano e smartphone che squittiscono… Poi si comincia ad apprezzare la scarsità di gente che parla. Formidabile, qui c’è così poca gente (48.228 abitanti al 1° gennaio 2014) che non si sente urlare, non si sente il brusio costante della folla, della gente ammassata in spazi urbani ristretti. E poi in un delicato crescendo ecco che, con un po’ di attenzione, si comincia a percepire la voce della Terra, i suoi suoni, i suoi mormorii… lo sciabordio delle onde in un fiordo, il vento che soffia nell’erba alta di un prato, la pulcinella che amoreggia nel cielo, il ruscello che scorre tra i sassi. Ma il tripudio è quando, dopo qualche giorno alle Faroe, si comincia a sentire sé stessi: i propri pensieri, ben distinti, le proprie idee, ben nitide e anche la voce di chi ti sta vicino. Magico, assolutamente magico.
Alle Isole Faroe, poi, c’è tempo. Il tempo meteorologico detta il tempo cronologico. La corrente del Golfo lambisce le sue coste e si diverte a mescolare aria tiepida con aria fresca, acque gelide artiche con acque calienti messicane: il risultato è una magnifica imprevedibilità del meteo che si riflette nell’approccio alla vita dei suoi abitanti. L’attitudine è rilassata, le attività quotidiane sono legate all’imponderabilità del clima e quindi nessuno si preoccupa di essere in ritardo, nessuno diventa ansioso per il tempo. Attenzione, siamo sempre in un Paese nordico, autonomo sì, ma legato a doppio filo con la scandinava Danimarca: organizzazione, efficienza, cortesia, cose che funzionano qui sono la regola… ma scivolare sulle onde del tempo che scorre senza impazzire per dominarle ed imbrigliarle è una caratteristica di questa gente che ha suscitato la mia stima ed ammirazione.
La luce delle Fær Øer (cambiamo un po’ il modo di chiamarle, per non essere troppo ripetitivi) è un altro elemento che stupisce il visitatore. Sorvolare l’arcipelago alle 3 del mattino, con l’alba che pennella di rosa le acque del mare e dei fiordi, è già di per sé un’esperienza unica che cancella in un istante il ritardo del volo alla partenza dall’Italia. In estate le ore di luce sono infinite, le giornate sono lunghissime ed altrettanto lunghi sono i tramonti: è piacevole terminare la cena, saltare in auto e andare a caccia di tramonti, da ogni angolo, da ogni scorcio; la luce è sempre cangiante, basta una nuvola, un’ombra, una spruzzata di pioggia e lo stesso paesaggio cambia mille volte davanti agli occhi, assumendo sfumature e colori mai uguali. Consiglio a chi ama scattare fotografie: portatevi un paio di capienti memory cards in più !
Non si visitano le Føroyar (come gli indigeni chiamano le proprie isole) principalmente per la Cultura: non mancano musei, specialmente nella capitale Tórshavn e la Storia del Paese è ricca di spunti, a partire dalle saghe vichinghe fino all’occupazione britannica durante la seconda guerra mondiale. Ma l’attrazione principale delle Færøerne (come le chiamano i Danesi) è la Natura, in tutte le sue suggestive coniugazioni: paesaggi da fiaba, colline ricoperte da prati verdi e solcati da ruscelli spumeggianti, isole e scogli di ogni foggia e dimensione, laghi che si tuffano in mare, mare blu cobalto che sfuma nell’acqua trasparente dei fiordi, aria pura ed incontaminata, migliaia di volatili che sfidano il vento e nidificano indisturbati nell’erba dove le immancabili pecore pascolano pacifiche…. E di fronte a tale magnificenza, l’Uomo non può che farsi piccolo e rispettoso: i villaggi sono un susseguirsi di casette in legno colorato con il tetto spesso ricoperto di erba, ciascuno con la propria chiesetta, il porticciolo, la bandiera bianco-rossa-blu e l’immancabile campo da calcio, il tutto ben amalgamato con il paesaggio naturale circostante.
In un contesto del genere, il successo di una vacanza con i bambini alle Faroe è garantito: vivere, giocare, correre all’aria aperta, senza pericoli, liberi; vedere da vicino i puffin che covano le loro uova o portano i pesciolini ai piccoli; passeggiare a piedi nudi nell’erba o bagnarseli nelle acque limpide di un laghetto.
Un viaggio alle Isole Faroe non è per tutti. Non è un posto adatto a chi si innervosisce se nel giro di una mattinata il meteo cambia 6 volte. Non è un posto adatto a chi ama far baldoria, stare in mezzo alla gente, far tardi nei locali, anche se non mancano concerti, feste all’aperto ed un’ottima birra locale. Non è un posto adatto a chi ama le balene, perché è tuttora in vigore una tradizionale (e un po’ cruenta) caccia ai cetacei. Non è un posto adatto a chi soffre di mal di mare, oppure di claustrofobia da tunnel, oppure di agorafobia o di vertigini…
…ma chi vorrà scoprire le Isole Faroe, non troverà solamente 18 gemme di incredibile bellezza: rischierà di trovare anche sé stesso.
“ Roads are long and oceans far and wide Nights are cold and skies are dark and gray Ride the autumn wind and evening tide Time is long and land is far away Out on the sea Waiting for me Storms are raging violently Still we sail on silently. We seek to tame the torrents and tides Master the Mights Sail with me across the raging sea Write your tale into eternity ” (Týr, from the song “Land”, 2008)(Many special thanks to Ms Kamilla of GreenGate and Ms Maria of Atlantic Airways)
….to be continued !