Non ricordo granché del mio primo giorno di scuola, ho reminiscenze vaghe della mia prima fidanzatina ed è vuoto totale se mi chiedono del mio 18° compleanno o della festa di addio al celibato… ma il mio primo derby Milan-Inter è un tatuaggio vivido impresso nella memoria, come se quel 18 marzo 1984 fosse accaduto giusto ieri. La mia prima partita in assoluto a San Siro, il mio primo derby. Colori, frastuono, fumogeni, tamburi, il ruggito della folla, i giocatori con le scarpe nere, un’arancia che sfiora Müller mentre sta battendo il calcio d’angolo, lo stadio con due anelli, la gente che si ammassa fin dal mattino sulle gradinate di cemento oppure sta in piedi aggrappata alla cancellata del parterre. Un Milan che comincio ad amare nonostante ci chiamino “casciavit”, nonostante Giussy Farina, nonostante le ferite della serie B, nonostante in quella partita non vada oltre uno zero a zero piuttosto scialbo, nonostante in quell’epoca potessi scegliermi come idoli d’attacco uno tra Blissett, Verza, Manzo, Incocciati… e infatti mi innamorai di un giovane “libero”, roccioso e silenzioso, rossonero nel midollo, un certo Franco Baresi…
Milan ed Inter sono sempre state le squadre di famiglia. Mamma dell’Inter, papà del Milan. Nonno del Milan, nonna dell’Inter. Zie e zii divisi equamente tra le due sponde di Milano. A scuola erano tutti juventini ed era facile provare empatia per quel numero esiguo di bambini che, come me, preferivano abbinare al nero un colore diverso dal banale bianco. Il derby quindi da sempre è una partita differente, sentita, sofferta come nessun’altra. Dal 1984 in avanti sono seguiti tantissimi derby visti dal vivo, quasi tutti in compagnia di mio papà. Il Milan ha unito le nostre generazioni, le ha tenute vicine negli anni, le ha cementate ai nostri giorni… anche se non soffriamo più fianco a fianco a San Siro, abbonamento in tasca, ovunque mi trovi a vedere il derby so che mio papà sta guardando le stesse immagini e provando le mie stesse identiche emozioni.
Come la gioia pazzesca che ci ha travolto nell’ottobre 1984, quando un caccia britannico della Royal Air Force si è librato nel cielo di San Siro, ha evitato la contraerea nemica e ha centrato il bersaglio tra le lacrime di gioia dei tifosi rossoneri che non vincevano un derby da oltre 5 anni. Mark Hateley, inglesone di Derby (era destino), un volo sopra la testa di Collovati, il pallone nell’angolino alle spalle di Zenga.

Mark “Attila” Hateley in Milan-Inter 28 ottobre 1984 (web) – ho tenuto il poster appeso in camera per almeno 6 anni !
Era un calcio di un’altra epoca, prima che venisse stravolto dai soldi delle televisioni, da leggi europee che se ne infischiano delle connotazioni territoriali delle squadre di calcio, da calciatori senza anima e senza animo, interessati più a tirare i capelli con la piastra che il pallone in porta…. Nonostante tutto, la tradizione del derby Milan-Inter conserva nel tempo il suo fascino. Il livello economico e tecnico delle due squadre forse è tornato quello degli anni Ottanta e per questo mi auguro stasera una partita ruspante, giocata con il cuore e la passione, vorrei vedere i calciatori uscire dal campo stravolti come le gole e le arterie di noi tifosi. Vorrei che dopo stasera anche le mie figlie perpetuassero la tradizione rossonerazzurra di famiglia ed imparassero ad amare questo gioco, i suoi veri valori: coraggio, rispetto, determinazione, passione, lealtà e divertimento. Che poi sono gli stessi da seguire ogni giorno, anche fuori dallo stadio…
……….. e forza Milan !