La parola “viaggio” deriva dal latino “viaticum”, cioè la provvista necessaria per nutrirsi durante lo spostamento da un luogo all’altro, quindi nello spazio. Il viaggio può assumere anche una connotazione metafisica, inteso cioè come percorso interiore per raggiungere uno stato mentale, un desiderio. Esiste poi una terza forma di viaggio, quella nel tempo; la fantascienza ci ha fornito molti esempi di macchine o fenomeni in grado di spostare persone ed oggetti da un’epoca all’altra, basti pensare a film come “Ritorno al Futuro” e “Terminator” oppure a libri come “Il canto di Natale” di Charles Dickens e “Un americano alla corte di Re Artù” di Mark Twain.
Potendo disporre di una “macchina del tempo e dello spazio”, in quale luogo e in quale epoca vi piacerebbe viaggiare ? Non vivere, ma viaggiare: cioè andare, visitare, immergersi per un po’ nella realtà locale, rispettosamente e discretamente, scattare qualche fotografia o prendere qualche appunto e poi tornare nella propria realtà.

I circuiti temporali della DeLorean (Dovendo trasformare un’automobile in una macchina del tempo perché non usare una bella automobile?)
Personalmente, se disponessi di un carnet da viaggio composto da 5 tagliandi di andata e ritorno per il tempo e lo spazio, sfrutterei subito il primo per togliermi un paio di rimpianti musicali. Farei un salto indietro negli USA della fine degli anni Settanta del secolo scorso e in particolare nella New York selvaggia, sudicia, criminale, ma anche tremendamente affascinante tratteggiata da Martin Scorsese in “Taxi Driver”: vorrei intrufolarmi nel mitico locale CBGB’s ed assistere ad un concerto dei Ramones, la band precursore del genere punk e rock, che oggi non c’è più a causa della scomparsa di quasi tutti i suoi membri originari. E già che sono in zona, vorrei fare un salto sull’altra costa, in California, tra Los Angeles e San Francisco, per vedere all’opera una giovane incarnazione dei Metallica, band tra le cui fila nei primi anni Ottanta suonava Cliff Burton, genio del basso elettrico e bellissima persona, che il destino ha strappato alla vita a soli 24 anni.
Il secondo biglietto lo userei per esplorare il periodo storico che ha dato i natali alla nostra nazione: visitare l’ANTICA ROMA nello splendore dei suoi monumenti, toccare con mano la genialità ingegneristica ed artistica di quel popolo, ammirare l’organizzazione della Res publica, curiosare tra le fondamenta del diritto e della lingua che tuttora sostengono l’architettura culturale europea renderebbero meravigliosa e incredibilmente istruttiva questa esperienza di viaggio spazio-temporale. Come in un documentario di Alberto Angela, sarebbe suggestivo vedersi materializzare davanti agli occhi il Colosseo, Pompei, le catacombe, le bighe, l’esercito con gli scudi in formazione e magari quell’interessante tizio di Nazareth.
Il terzo tagliando mi catapulterebbe avanti di qualche centinaia di anni rispetto alla Roma di Giulio Cesare, nella PENISOLA SCANDINAVA, e precisamente in epoca vichinga. Sarei curioso non solo di ammirare la natura ed i paesaggi nordici, allora letteralmente incontaminati, ma soprattutto vorrei scoprire, come l’Ahmad ibn Fadlan di Crichton, la vera natura di questo popolo che ancor oggi sembra sfumare tra mito e leggenda. Vorrei provare a navigare a bordo di una delle loro imbarcazioni per capire se davvero fossero in grado di attraversare l’oceano per raggiungere l’attuale America prima di Cristoforo Colombo o di solcare i fiumi ed i mari di tutta Europa fino a raggiungere addirittura la Persia. Vorrei capire se fossero dei feroci guerrieri pagani capaci solo di terrorizzare e saccheggiare, come ci riportano le antiche testimonianze di impauriti monaci irlandesi, oppure degli abili mercanti interessati soprattutto allo scambio di merci e ai commerci. E in ogni caso vorrei capire cosa li spinse, tra i primi popoli della Storia, a fare del viaggio il loro modo di vivere.
Dal primo insediamento romano di Londinium risalente al 43 d.C. fino alla sfavillante metropoli dei nostri giorni, LONDRA è sempre stata un catalizzatore di eventi storici, scoperte, mode, innovazioni in tutti i campi. Certamente utilizzerei il quarto biglietto del mio volo spazio-temporale per andare a visitare la capitale britannica, ma è difficile scegliere l’epoca precisa tra i tanti avvenimenti che l’hanno avuta come protagonista. Sarebbe incredibile poter assistere all’incoronazione del normanno Guglielmo a re d’Inghilterra nella Cattedrale di Westminster la notte di Natale del 1066, oppure al grande, spettacolare, drammatico incendio che divampò in città nel 1666 o infine al discorso che il primo ministro Winston Churchill pronunciò al Parlamento nel 1940 per tenere alto il morale della nazione durante il secondo conflitto mondiale (“We shall fight on the beaches”). Ma se proprio dovessi scegliere un solo momento su cui puntare l’orologio della mia macchina del tempo, opterei per la Londra del 1800, la Londra descritta da Charles Dickens in “Oliver Twist”: una metropoli crudele, sovrappopolata, inquinata e grigia, investita dalla rivoluzione industriale che cambiò per sempre il modo di vivere e sopravvivere della popolazione; ma anche il cuore pulsante dell’impero, affascinante per la sua variegata ed intensa umanità, stimolante per la sua mescolanza di canaglie, criminali, vagabondi, esploratori, scienziati, inventori, nobili, studiosi. Perché viaggiare non significa solo vedere le cose migliori di un luogo, ma anche immergersi nella realtà locale in tutte le sue connotazioni e cercare di comprenderla.
Con l’ultimo biglietto, l’ultimo viaggio nello spaziotempo, mi piacerebbe rivolgere lo sguardo al FUTURO, fare un balzo alla cieca di un paio di centinaia d’anni in avanti, con la certezza di non incontrare nessuno di chi conosco, me compreso. Sarei curioso innanzitutto di vedere se questo pianeta esisterà ancora oppure se la popolazione terrestre si sarà trasferita da qualche altra parte, magari su Marte o in qualche stazione spaziale, dopo averne prosciugato le risorse. Mi piacerebbe vedere quali innovazioni scientifiche e tecnologiche avranno preso il sopravvento nella vita quotidiana: magari ci saranno astronavi low cost e si andrà in vacanza sulla luna oppure i giovani effettueranno l’interrail del sistema solare. Chissà se l’aids ed il cancro si cureranno con una pastiglietta e se il petrolio sarà stato soppiantato da una manciata di rifiuti organici per far muovere le automobili nel cielo (“Strade?! Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade…!”). Mi piacerebbe fare l’ottimista e ritrovare un’umanità più matura, meno egoista, con una mentalità meno “economica” e maggiormente volta al benessere di tutti e non solo dei più furbi, dei più mascalzoni, dei più violenti, dei più fortunati, dei più arroganti. Sarebbe magnifico scoprire che i libri di Terzani saranno testi da studiare a scuola e che esisterà ancora la pizza cotta nel forno a legno. E se nel 2215 il Milan vantasse in bacheca 70 scudetti e 30 Champions League , beh… allora butterei il biglietto di ritorno !