Nepal, the Flame is not Dying Out

Dopo un viaggio in India, magari lungo la pianura gangetica con tappa a Varanasi, giungere in Nepal è quasi un toccasana, per la mente ed il fisico. L’umanità indiana e le emozioni suscitate dalla sua città sacra alla lunga possono generare una sensazione soverchiante, quasi soffocante.

Al cospetto delle grandi città indiane, Kathmandu sembra un piacevole villaggio di montagna, adagiato nella sua valle verdeggiante, da cui si adocchiano i picchi innevati delle vette himalayane. In realtà conta comunque il suo milioncino di abitanti ed il suo traffico caotico non ha molto da invidiare a quello delle metropoli indiane. Ma il suo clima leggermente più fresco, il suo ampio centro storico percorribile a piedi e l’orizzonte bordato di altissime montagne, la rendono forse un po’ più a misura d’uomo, un po’ più rilassante delle città cugine indiane.

Boudhanath stupa, Kathmandu (vikingandre.com)

Boudhanath stupa, Kathmandu (vikingandre.com)

Kathmandu è la capitale di un piccolo Paese ai piedi dell’Himalaya, il Nepal, la cui economia si basa in gran parte sul turismo: le scosse di terremoto che lo hanno recentemente squassato (aprile 2015), con un angosciante tributo di vittime, hanno sgretolato alcuni stupendi monumenti, ne hanno danneggiati altri, hanno interrotto le attività nel parco naturale di Chitwan, hanno sospeso le spedizioni di trekking lungo i sentieri che innervano le sue colline, valli, montagne.

Il governo locale, dopo le prime settimane di emergenza, ha trasmesso un comunicato agli operatori turistici di tutto il mondo per annunciare che il primo obiettivo dopo la messa in sicurezza di strade, case ed infrastrutture fondamentali, sarà la ricostruzione dell’immenso patrimonio culturale e naturalistico del Paese, su cui si basa la sopravvivenza dell’industria turistica e quindi di tante guide, autisti, sherpa, albergatori, camerieri, cuochi, operatori nepalesi. Aiutare il Nepal non significa solo dare un contributo in termini economici, ma anche non abbandonare il Paese a sé stesso, consiste anche nell’andarci di persona, nel viverlo direttamente per ammirarne il prezioso patrimonio paesaggistico, culturale, spirituale e umano che nessun terremoto potrà mai cancellare.

Colours of Nepal (vikingandre.com)

Colours of Nepal (vikingandre.com)

E a chi ama la musica heavy metal, forse farà piacere sapere che il Nepal vanta una vivace scena locale ed un primato: la prima vera band capace di mescolare le sonorità del metal occidentale con influenze tipicamente locali. Si tratta dei DYING OUT FLAME, autori nel 2014 di un disco, SHIVA RUDRASTAKAM, che unisce la brutalità sonora del death metal con testi basati sull’induismo e gli insegnamenti vedici, il tutto arricchito da stacchi melodici ispirati ai salmi dedicati a Shiva e realizzati con strumenti tradizionali orientali.

Dying Out Flame - Hindu/Vedic Death Metal (web)

Dying Out Flame – Hindu/Vedic Death Metal (www.facebook.com/dof.vedic)

L’heavy metal conta adepti e musicisti in tutto il mondo e, grazie ad internet, dalle sale prove europee ed americane si è diffuso ovunque, dalla Birmania alla Mongolia, dal Brasile all’Indonesia: i Dying Out Flame non scimmiottano semplicemente i grandi gruppi occidentali, ma reinterpretano i suoni tipici del genere (tra cui il cantato cavernoso e la ritmica iper-veloce) con strumenti, armonie e testi tipicamente locali.

….un motivo in più per visitare il Nepal: godersi della buona musica !

"The future is bright, little daisy" (vikingandre.com)

“The future is bright, little daisy” (vikingandre.com)

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girovago e scribacchino
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