Tratto dal capitolo “Il karma, il babbuino e la dea Kālī”
del mio libro “L’istante prima del viaggio“

“Nooooooo, daddy!!!!!” esclamano le ragazze all’unisono. Lancio uno sguardo interrogativo nella loro direzione, mentre risalgo il corridoio del volo Jet Airways in partenza tra poco da Delhi per Udaipur, cercando di non rimanere impigliato con le cinghie dello zainetto ai braccioli dei sedili. Sono l’ultimo della famiglia in fila per raggiungere il posto a sedere e mi chiedo cosa non vada bene: c’è qualcuno seduto al loro posto? c’è un finestrino finto e non possono guardare fuori? c’è un ragno sul poggiatesta??!? “Daddy, questo aereo non ha gli schermi dei film e dei giochi!!”. Ooookkkei. Quando le lamentele non superano la soglia del Tetris mancato, significa che il viaggio si sta svolgendo in modo soddisfacente e se la famiglia è contenta, non posso che esserlo anch’io.
L’aereo atterra sulla pista dell’aeroporto di Udaipur in una nuvola di spruzzi, è il secondo acquazzone monsonico dal nostro arrivo in India, ma anche stavolta il temporale si affievolisce non appena raggiungiamo il parcheggio dei pulmini in attesa. Udaipur è una piccola oasi adagiata tra le colline e le montagne degli Aravalli, nella parte meridionale del Rajasthan e la presenza di due laghi artificiali la rende piacevolmente fresca e romantica. Le città il cui nome termina con “pur” hanno un’origine indù (rispetto a quelle che terminano con “bad”, di origine islamica, come l’antico appellativo di Agra, cioè Akbarabad) e Udaipur fu fondata nel XVI secolo quando l’imperatore Moghul Akbar assediò e saccheggiò Chittor, l’allora capitale del regno di Mewar, costringendo il Rana Udai Singh II a spostare la corte in un luogo più sicuro, a ridosso dei monti Aravalli: un eremita indicò al re dove avrebbe dovuto far costruire il suo palazzo, sulle sponde del lago Pichola ed esattamente lì sorse il nucleo storico dell’odierna Udaipur.

Queste informazioni storiche sono un omaggio al maestro Karampal Singh, padre di Amandeep, che sapeva raccontare le vicende dei suoi antenati con orgoglio e passione. Non posso pensare di avvicinarmi neanche lontanamente alla sua capacità di affascinare e coinvolgere chi lo ascoltava, perciò lascio che i ricordi dei suoi racconti mi rimbalzino un po’ in mente senza annoiare la famiglia come stavo per fare ad Agra. D’altronde, anche senza rincorrere date ed eventi storici intrecciati a nomi di Maharaja e Sultani sconosciuti, la bellezza della “città bianca” si svela da sola davanti ai nostri occhi: percorriamo le sale, i cortili, i padiglioni e le terrazze del City Palace, una volta residenza reale ed oggi riflesso della prosperità di quei tempi passati. La barchetta gira intorno all’albergo Taj Lake Palace costruito su un’isola in mezzo al lago e ci deposita su un’altra isola, Jagmandir, dove gustiamo un pranzetto con vista sullo scorcio panoramico più suggestivo di tutta la città, placando la stizza di Aurora che -scattate le ore 13:30 di qualsiasi fuso orario- se non addenta del cibo diventa un filo irascibile. Appunto per i viaggiatori con figli: non importa quanto sia interessante la visita che state effettuando, se è ora di mangiare va interrotto tutto e si va a mangiare!

Rimedio al disguido portando tutte nella piscina dell’albergo, per un pomeriggio di relax e tuffi nell’acqua fresca. E stavolta prenoto anche il tavolo in terrazza per cena! L’hotel è uno dei più suggestivi di tutta l’India, si chiama Raas Devigarh e consiste in un palazzo-fortezza del XVIII secolo accuratamente ristrutturato, situato nella campagna a pochi chilometri dalla città di Udaipur, totalmente immerso nella natura tra verdi colline. Il silenzio è totale, si sente solo qualche rumore ovattato proveniente da un vicino villaggio, il resto è solo il frullare delle ali dei pappagallini e il “ciunfete” delle ragazze che si buttano in acqua. Al tramonto siamo da soli sulle sdraio a bordo piscina ad ammirare il cielo che da blu diventa rosa e poi sfuma lentamente verso il buio: un momento molto sereno della vacanza, un emozionante regalo dell’India ai suoi ospiti. Nel bel mezzo di questa pace, si sente uno strano rumore, quasi un tonfo, provenire dalla parte opposta della terrazza in cui si trova la piscina. Tutti giriamo la testa e nella penombra appare una lunghissima coda in posizione eretta che avanza verso di noi a gran velocità, nascosta dietro ad un muretto. In un attimo ci troviamo davanti un magnifico esemplare di babbuino, una bestia alta almeno quanto Aurora: ci fissa da pochi metri con quegli occhi quasi umani per almeno trenta eterni secondi, poi prosegue verso l’altro muretto alle nostre spalle e sparisce con un balzo nella foresta. I cuori ripartono ed il respiro ricomincia.
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere… Incredible India!
